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La storia della Giornata Internazionale della Donna.
L’origine di questa giornata è molto controversa e ci sono diverse versioni. Nel nostro paese è molto diffusa una leggenda metropolitana che fa risalire l’origine di questa giornata ad un grave fatto di cronaca avvenuto negli Stati Uniti: l’incendio della fabbrica di Cotton a New York nel 1908. In realtà però si tratta dell’incendio della fabbrica Triangle, avvenuto nel 1911.

Incendio Triangle
Ci troviamo nella New York del 1911, nella Triangle Shirtwaist Company, una fabbrica che produceva le c.d. camicette shirtwaist. Ci lavorano per lo più donne, come era tipico all’epoca nelle fabbriche tessili.

Il 25 marzo di quell’anno scoppia un incendio nella fabbrica, che vede vittime 123 donne, che i giorni prima avevano attuato una mobilitazione operaia contro le condizioni precarie in cui lavoravano. Infatti, le operaie lavoravano 60 ore a settimana, subivano una sorveglianza feroce, con ritmi massacranti che spesso provocavano incidenti, gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire alle lavoratrici di lasciare il posto di lavoro. Intanto, I sindacati, che avrebbero dovuto tutelare queste lavoratrici, non erano mai entrati nella fabbrica a monitorare le condizioni di lavoro in cui versavano queste donne.
Avevano il diritto di lavorare, contribuire alla macchina capitalista degli Stati Uniti, eppure non erano importanti o brave abbastanza da meritare il diritto alla dignità̀ e alla vita umana. Erano donne, sorelle, figlie e madri che sono andate a lavoro, resistendo alla precarietà̀ lavorativa, ed un giorno qualsiasi, normale come tutti gli altri, non hanno mai più̀ fatto ritorno a casa.

Questa storia non solo ha segnato l’origine della giornata dell’8 marzo, ma ci insegna anche che non può esistere una battaglia di genere da sola, senza affiancarsi ad altre lotte, come quella di classe. La giornata di oggi non è una festa, nonostante vorremmo tutte festeggiare la nostra condizione di donne, invece, viviamo nel terrore costante e nella continua denigrazione della nostra identità e dei nostri diritti, a partire da quelli conquistati come il diritto all’aborto o di voto, fino a quelli che ci dovrebbero spettare in quanto esseri umani, come il diritto alla vita, che però è costantemente messo in pericolo e non poche volte, purtroppo, violato con la nostra uccisione.

“Ogni donna è in lutto per le sue sorelle che non ce l’hanno fatta, è anche guerriera per le sue sorelle che lottano con lei. Ognuna di noi è la celebrazione e la prova della capacità e della volontà̀ delle donne di sopravvivere, di diventare, di agire, di cambiare sé stessa e la società̀. E ogni giorno diventano più forti e numerose.” (citazione di Andrea Dworkin, A Battered Wife Survives))

Cosa fa ed offre la nostra Università alle studentesse?

Servizio “Ad alta voce”
Si tratta di un servizio di ascolto ed orientamento rivolto alle studentesse per intercettare precocemente il rischio di violenza fisica e psicologica all’interno delle relazioni.

Verrà attivato nell’ambito delle attività di supporto psicologico offerto dall’Ateneo attraverso orientamento e counseling, grazie agli accordi tra Ateneo e realtà territoriali specializzate come l’ospedale Mangiagalli, con il suo centro antiviolenza SVSeD (Soccorso violenza sessuale domestica).

La Consigliera di Fiducia
La consigliera di Fiducia dell’Università degli Studi di Milano è una figura specializzata, esterna ed imparziale, che partecipa alla promozione e costruzione di un ambiente di lavoro improntato al benessere del personale d’ateneo. La consigliera, attraverso incontri riservati, offre uno spazio di ascolto per tutti i lavoratori e lavoratrici che subiscono e vivono situazioni di particolare disagio sul lavoro, a causa di comportamenti discriminanti, molestie sessuali e vessazioni psicologiche assimilabili al fenomeno del mobbing. Nell’ateneo è presente però una sola consigliera, mentre la platea di richiedenti aiuto è estremamente ampia, considerando il corpo studentesco, i docenti e il personale.

Cosa ha ottenuto UniSì?

Assorbenti Gratuiti
Come UniSì – Uniti a Sinistra abbiamo da sempre lottato per la gratuità dei prodotti d’igiene: nel 2018 abbiamo ottenuto la distribuzione, attraverso macchinette, degli assorbenti a prezzo calmierato; ma non ci bastava, infatti, nel 2023 abbiamo ottenuto gli assorbenti completamenti gratuiti di cui le studentesse possono usufruire.

Siamo nel 2024, eppure ancora i prodotti essenziali per le donne vengono assimilati a prodotti di lusso, con un’IVA pari al 10%, innalzata recentemente dal Governo Meloni; proprio quel Governo con la prima Presidente donna del nostro Paese. Si tassano questi prodotti perché̀ contribuiscono al gettito economico nazionale, ma per quale motivo il peso economico di questo Paese è sulle spalle della Donna e su prodotti di cui non può fare a meno? Essere donna non è un lusso.

Studenti Neogenitori
La nostra mozione ha reso possibile evitare l’obbligo di presenza e l’ottenimento di lezioni online per gli studenti neogenitori, anche adottivi o affidatari, per i primi mesi di vita del figlio/a; per ora solo nell’ambito di studio delle professioni sanitarie, ma abbiamo la volontà di adottarla in tutto l’Ateneo.
Questo traguardo è importante non solo per assicurare il Diritto allo Studio a chi decide di intraprendere il percorso universitario, ma anche per combattere l’idea secondo cui la responsabilità genitoriale ed il carico di cura spetta solo alla donna; che sacrifica la sua carriera, sia lavorativa che accademica, per rispettare le aspettative sociali, per poter crescere i propri figli. Ma noi vogliamo un’università che permetta a tutti e tutte di studiare, che rinneghi i ruoli e gli status di genere imposti dalla società patriarcale, per questo è possibile richiedere il “congedo” anche per i neo-padri.

Cosa vuole ottenere UniSì?

Spazio ad autrici donne
Il patriarcato si manifesta anche attraverso i programmi scolastici, i libri di testo, gli argomenti e gli autori considerati essenziali. Riteniamo che sia necessario mobilitarsi per ottenere più autrici donne nei programmi di insegnamento. è assurdo che le donne vengano considerate inadatte ed inferiori e che venga dato spazio solamente agli uomini, continuando a perpetrare il punto di vista maschile nel mondo.

Diciture
Uno degli strumenti più forti del patriarcato è la cancellazione dell’identità delle donne, e questo si manifesta in diversi modi, ma il più semplice seppur diffuso riguarda le diciture: chiamare una donna che insegna “professore” invece che “professoressa” è anch’esso un atto di violenza, perchè cancella l’identità della donna ed attribuisce al suo ruolo, al suo lavoro, una concezione maschile. Per questo motivo vorremmo modificare le diciture del sito di UniMi. Quindi, oggi non ci date la mimosa, non festeggiate, ma lottate per e con noi. Ogni giorno la vita di una nostra sorella viene strappata, proprio come strappate quella mimosa che ci donate ogni anno per non capirne realmente il significato.

Essere donna è rabbia. Essere donna è Rivoluzione.